Pare che il 4 novembre si celebri questa giornata, per onorare i militari e il loro sacrificio per portare a termine la vittoria della Prima Guerra Mondiale. Nel 2023 ancora ci dobbiamo sorbire questa retorica della guerra, della sicurezza, dei confini.
Sul sito dell’esercito italiano si legge: “In questa giornata si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi.” Non so voi, ma io provo grande tristezza leggendo queste righe composte da parole totalmente fuori dal tempo, scritte da un’istituzione distaccata dalla realtà, retrograda e, nonostante questo (o proprio per questo) ogni anniosempre più foraggiata dal nostro governo: per la difesa solo nel 2023 spesi 27,7 miliardi di euro.
Trovo assurdo celebrare forze armate e guerra in generale, a maggior ragione in questo periodo. È forse indicativo per capire come l’industria delle armi sia un elemento chiave dal punto di vista economico ed è quindi necessario esaltarla oltremodo e normalizzare la guerra tra la popolazione. Così ci ritroviamo spettacoli delle frecce tricolori ogni quindici giorni, divise mimetiche nei centri cittadini e basi militari in tutta Italia.
A NOI! E NOI?
Noi facciamo quello che possiamo. Ci sono i portuali del Calp (Collettivo autonomo lavoratori portuali) che da anni fanno del porto di Genova una barricata alla guerra, alle armi e alla morte che tutto questo si porta dietro. Pensare che i nostri porti e le nostre istituzioni cittadine ne siano complici per salvare alcuni interessi economici mi fa rabbrividire. La costituzione vieta il passaggio di armi ma in questo caso la legge passa in secondo piano e l'indignazione pure. Blocchi portuali, obiezioni di coscienza e uno storico corteo dentro i confini del porto hanno portato la loro battaglia all’esterno, tra di noi, rendendola una battaglia comune.
Conflitti sanguinosi che mietono vittime giornalmente, devastano territori, alimentano la crisi climatica e ambientale, spingono migliaia di persone ad abbandonare i loro paesi per emigrare.
"La guerra scoppia un giorno, ma non scoppia in un giorno". Scoppia durante un capitalismo in crisi, quando si esaspera il militarismo.
Il Movimento No Base - Nè a Coltano nè altrove lotta in Toscana contro la costruzione di una nuova base militare in provincia di Pisa. Settantatre ettari di parco nazionale sottratti alla comunità, per 190 milioni di euro sempre sottratti alla comunità. Una nuova inutile e pericolosa base in un territorio già militarizzato. Non é la storia di Coltano né un'eccezione ma la regola. Tutto questo sopra le teste di chi i territori li abita e non ha mai voce in capitolo.
È la Sardegna la regione italiana più soffocata da questa mania di guerra. Una volta usciti dall’iper-turistificata Costa Smeralda è tutto filo spinato e recinzioni. Terra, mare e cielo occupati da esercito italiano ma principalmente NATO. La scorsa primavera è iniziata anche una mega esercitazione internazionale sull’isola sarda, Da quando il 27 aprile la nave New Amsterdam ha attraccato al porto di Cagliari la Sardegna ha toccato il suo picco di assedio, con l'inizio delle tre esercitazioni militari: giorni di spari ed esplosioni, a terra, in acqua e in aria.
Giorni di alta intensità ma non solo, durante il resto dell'anno la situazione è solo leggermente più calma. Da Olbia a Cagliari l'isola è militarizzata, il filo spinato è ovunque, la sorveglianza armata nelle spiagge, i cartelli su ogni muro.
L'aeroporto militare di Decimomannu è una fortezza nel verde tra i campi espropriati ai contadini. Il poligono di Teulada ha inquinato e reso irrecuperabili chilometri e chilometri di terreno. Le navi militari presidiano davanti alle dune della spiaggia di Porto Pino, sospendendo la pesca e rendendo tossica l'acqua, con le loro mine e i loro missili. Tutto questo in cambio di indennizzi a una popolazione senza diritto di replica.
Porta lavoro, dicono. È vero, ma con quali ricadute?
Porta solo guerra in casa. Ancora non è quella vera ma sono le prove generali. La stanno nascondendo dietro chilometri di filo spinato, ma il rumore degli spari non sanno come nasconderlo.
Sardinnia Aresti e A Foras portano avanti da anni una battaglia antimilitarista in Sardegna, consapevoli che è da qui che bisogna interrompere la guerra, quando è ancora sotto i nostri occhi. Manifestazioni nazionali, informazione e taglio delle reti delle basi militari. Ad aprile c’è stato il corteo all’aeroporto militare di Decimomannu, molto partecipato e prontamente respinto da lacrimogeni e idranti. Ma torneranno presto ribelli.
Buona giornata delle forze armate e dell’unità nazionale: il risultato è sotto i nostri occhi.
Questa era Contrattacco
Una newsletter che può essere qualsiasi cosa e diventarne altrettante. Uno sfogo, uno spazio per raccontare, ragionare, pensare, blaterare insensatezze seguendo il filo rosso del conflitto nei vari contesti della società.
Perché contrattacco? Perché resistere non è più abbastanza. C’è bisogno di provare a far resistere anche la controparte sociale, spostandosi in avanti come un blocco unico più velocemente possibile andando a riempire ogni spazio lasciato libero, farlo nostro e rifiatare.
Fondamentalmente scriveremo di quello che ci passa per la testa, spesso in modo eccessivamente polemico, retorico e con molti typo.
Chi sono?
Sono Andrea Tedone, faccio fotografie e straparlo. Nella newsletter parlo al “noi” perché non penso di aver diritto di mettere bocca su ogni cosa, non tutti i pensieri sono miei e, anche se mai lo fossero, diventano i nostri pensieri non appena li esprimo. Scarico di responsabilità forse. Le fotografie invece sono mie e guai a chi le tocca.
Mi puoi trovare su Instagram o, se vuoi parlare di qualcosa, andrea.tedonege@gmail.com. Ho anche un negozio su Etsy ( Foto Corsare) dove è possibile acquistare stampe, shopper e calendario 2024.